Vigili del fuoco, soccorsi al buio. Così nasce lo spirito di squadra
Vigili del Fuoco - Milano dal 22/06/2014 al 28/06/2014
Confusione, insicurezza, paura. Il primo impatto con il buio è spaventoso. Improvvisamente cambia tutto: gli occhi non servono più, aperti o chiusi è uguale. Per orientarsi bisogna toccare le cose, farsi strada con un bastone. E ascoltare la voce degli altri. «Le persone attorno a te diventano fondamentali: esperienze come questa servono a rafforzare lo spirito di squadra». A parlare è Angelo Re, 58 anni, caporeparto dei vigili del fuoco di Milano. Con trent'anni di servizio alle spalle le ha viste tutte. È stato uno dei primi a intervenire dopo la strage di via Palestro, era tra i soccorritori dell'incidente di Linate e, lo scorso gennaio, è corso a Modena per aiutare gli alluvionati. «Tutti momenti di grande tensione e di grande paura. Ma il buio... il buio scardina ogni prospettiva. Mi è capitato in Stazione centrale, un incendio nelle cantine. Tra l'assenza di luce e il fumo puoi contare sui tuoi riflessi e sui tuoi compagni». È la quarta volta che Angelo accompagna i giovani «aspiranti» vigili del fuoco all'Istituto dei ciechi di Milano. Il «dialogo nel buio», percorso guidato di un'ora in ambienti totalmente oscurati, fa parte della settimana di stage che i ragazzi vivono in caserma a Milano. Questi giovani arrivano da tutta Italia.
Le esperienze dei ragazzi
Sono studenti meritevoli che inviano una candidatura al
Dipartimento della gioventù: se vengono selezionati fanno
un'esperienza nei diversi corpi dello Stato, il cosiddetto
«Campogiovani». Luigi Mariottini, 18 anni, viene dalla provincia di
Viterbo: «Non avevo mai preso in considerazione l'idea di fare il
vigile del fuoco, ma questa settimana mi sta piacendo molto. E
l'esperienza al buio mi ha fatto riflettere». «Subito ho avuto
paura - dice Lucia Bordoni, 17 anni, una delle poche ragazze del
gruppo -. Poi, non appena mi sono affidata alle voci dei miei
compagni, mi sono sentita di nuovo al sicuro».
Spirito di squadra
«Per i ragazzi questo percorso è rivelatore - conferma Claudio Di
Francesco, 48 anni, caposquadra dei Vigili del fuoco di Milano e
tutor del Campogiovani -. Fa capire in un'ora il concetto di
spirito di squadra». Anche i vigili del fuoco stabili ogni tanto
vanno «a scuola di buio» all'Istituto dei ciechi. «È un'esperienza
che aiuta molto dal punto di vista psicologico - spiega Silvano
Barberi, comandante provinciale -. Affina i sensi, l'orientamento e
le capacità di comunicazione. Tutte caratteristiche che servono
durante gli interventi. Ora vorremmo restituire il favore e
organizzare dei corsi di sicurezza per persone ipovedenti».
Soddisfatto Rodolfo Masto, commissario straordinario dell'Istituto
dei ciechi: «Questo scambio di competenze non può che essere
positivo».
di Alessandra del Monte